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Mercato potenziale e Mercato reale

Mercato potenziale e Mercato reale

Mercato potenziale e Mercato Reale

Nelle PMI una delle criticità che si presenta nel momento in cui si fanno delle analisi soprattutto previsionali, ovvero che guardano al futuro, è la determinazione del reale “mercato” nel quale l’azienda andrà ad operare (in funzione del quale saranno determinati investimenti, aspettative, assunzioni o rinnovi, acquisti di tool, ecc..).

Spesso la quantificazione del mercato viene fatta ad un livello superficiale e la relativa quantificazione, pur essendo giusta, non rappresenta la reale “quantità” di utenti che occorrono per generare i numeri necessari alla sopravvivenza finanziaria dell’azienda.

I livelli di mercato da analizzare sono tre sostanzialmente:

TAM: cioè il “Mercato Totale” disponibile per un certo prodotto/servizio. Esempio il numero di abitanti di una nazione, il numero di aziende di un certo settore merceologico, ecc.. Vendo cosmetici per giovani e il numero di abitanti di una nazione sotto i 30 anni può essere il mio TAM. E’ un primo dato importante e sicuramente mi fa capire i numeri di massima..

SAM: cioè il “Mercato Potenziale” disponibile. E’ la parte del TAM che potrebbe essere effettivamente raggiunta poiché in target con il prodotto/servizio che si vende. Vendo cosmetici per uomini giovani e del TAM, solo una parte è maschile e quindi il numero varia

SOM: E’ il “Mercato Realmente” disponibile, rappresenta la reale opportunità in target e sulla quale baso i miei budget previsionali. Vendo cosmetici per giovani uomini che costano 100 euro e che quindi sono appetibili solo per giovani maschi con reddito medio alto.

Tutti i valori sono importanti ma alcuni sono coerenti e in target circa gli obiettivi e i risultati da raggiungere condizionando le strategie da mettere in atto sia lato Marketing Mix sia lato politiche commerciali.

IL SUCCESSO CHE IL MERCATO NON PUO’ DARTI SE..

IL SUCCESSO CHE IL MERCATO NON PUO’ DARTI SE..

IL SUCCESSO CHE IL MERCATO NON PUO’ DARTI SE..

Sempre più Aziende partono dal presupposto che “l’Internazionalizzazione” sia la panacea a tutti i mali aziendali:

  • Fatturato
  • Svuotamento Magazzini pieni
  • Pagamenti anticipati
  • Pieno sfruttamento della capacità produttiva
  • Etc…

Tutto possibile a patto che l’Azienda non consideri il Mercato estero come il punto di arrivo di un percorso breve e semplice; Un nuovo Mercato deve rappresentare il punto di partenza (Obiettivo primario) per una serie di analisi “INTERNE” all’Azienda che ne certifichino le condizioni necessarie e sufficienti per ottenere il massimo da un processo che richiederà all’Azienda, in primo luogo, #investimenti e #costi.

Efficientare la Struttura e renderla attraente ad un mercato estero e a un processo di export, dovrebbe essere un ATTO DOVUTO: non sempre il momento giusto per andare all’estero è quando si pensa di avere il prodotto giusto, perché il Mercato oggi non compra solo un #buon prodotto, ma un #sistema azienda che produce e distribuisce quel prodotto.

#LB Consulting di #Luca Biscione lavora sul concetto di #AZIENDA, strutturandola per affrontare, nel momento giusto, il viaggio verso nuovi mercati: valutazione dei tempi giusti per entrare, determinazione delle linee di prodotto adatte a quel mercato, costificazione del processo e analisi di possibili ritorni in fatturato, marginalità, quote mercato, ecc..

Spesso succede che gli investimenti a breve per avviare un processo di export (Marketing, Design del prodotto, certificazioni, Export area manager, Fornitori, Distributori, Dazi, ecc..) siano troppo esosi per la disponibilità finanziaria dell’azienda: prendere diversi ordini vuol dire, in primo luogo, esporsi finanziariamente e poi rientrare in un secondo momento. Rivenditori, agenti, logistica, trasferte, certificazioni, sono costi certi, mentre i ricavi, fatturazioni, incassi, boh!!!!

#Marketing Strategico, #Programmazione e #Pianificazione commerciale, #Analisi dei Processi, definizione della proposta di #Valore e trasferimento del #Valore della proposta commerciale ai Clienti sono i percorsi da fare prima di avventurarsi in un nuovo mercato, certo di #costi e incerto di #profitti…!

PRIMA DI ANDARE LONTANO, GUARDATI INTORNO…

Industria 4.0 nel 2019

Industria 4.0 nel 2019

Industria 4.0: quanto ha inciso sulla economia reale?

Dopo la pausa per le festività natalizie e soprattutto dopo la discussione parlamentare circa le nuove politiche economiche e di sviluppo, tornano di moda i temi economici e ovviamente l’argomento che ha caratterizzato la scorsa stagione e che definirà le linee guida per tutto il 2019: Industria 4.0

Quasi tutti concordano nell’attribuire a questo concetto il fattore determinante che ha spinto e supportato il decollo dell’economia italiana post crisi. Tuttavia molti addetti ai lavori identificano l’Industria 4.0 con l’introduzione del provvedimento dell’Iperammortamento..

Va precisato che l’Industria 4.0 è una filosofia aziendale che dovrebbe portare l’impresa ad usufruire di incentivi per il rinnovamento di impianti e processi atti ad aumentare la competitività nazionale ed internazionale, agendo in quattro ambiti principali tra loro collegati: gli investimenti in innovazione, le competenze, le infrastrutture abilitanti e gli strumenti pubblici a supporto.

Le statistiche dicono che negli anni 2017/2018 gli strumenti maggiormente utilizzati sono stati: Super ammortamento, Iper ammortamento, Credito Imposta R&S, Nuova Sabatini, ecc.., mentre per quanto concerne la ripartizione territoriale sicuramente il Nord ovest e Nord est la fanno da padrona con il Super e Iper ammortamento mentre al Centro e al Sud si è usufruito di pochi fondi.. (soprattutto Nuova Sabatini). Oltre che sul bilanciamento territoriale tra Nord e Sud, nei prossimi anni, la vera partita si giocherà sugli investimenti in capitale umano. E’ ormai evidente che le professioni oggi più richieste dal mercato non esistevano fino a 10 anni fa mentre l’occupazione crescerà nei Paesi che hanno investito nelle competenze digitali. In Italia si parte da un background deficitario rispetto agli altri Paesi europei: Innanzitutto il numero di studenti iscritti agli Istituti Tecnici superiori è nettamente inferiore rispetto alla Germania per esempio. Per questo motivo, uno dei pilastri futuri del Piano I4.0 è l’incentivazione alla creazione, nel minor tempo possibile, di risorse che possono supportare al meglio lo sviluppo di nuove tecnologie all’interno delle aziende.

Una Fabbrica sempre più connessa, integrata, automatizzata e flessibile nei cicli produttivi ha bisogno di essere alimentata da sistemi energetici che siano altrettanto all’avanguardia, sostenibili e quindi efficienti dal punto di vista economico ed ambientale.

Sono tanti i temi legati al Piano Industria 4.0 e come abbiamo visto sono ancora di più le potenzialità e opportunità che ha e avrà l’Industria italiana. Non dimentichiamo che l’Italia resta un Paese a forte vocazione manifatturiera con possibilità (e necessità) di ricavarne benefici economici e creazione di valore

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