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Efficienza e Manutenzione Predittiva

Efficienza e Manutenzione Predittiva

Efficienza e #Manutenzione Predittiva

Molte Aziende, investono risorse (tempo, personale, liquidità, struttura, ecc..) nel cercare di incrementare i fatturati facendo poca attenzione alle REALI marginalità e alle inefficienze nel processo produttivo. A volte è meglio non “stressare” la Struttura chiedendo di più…, ma sarebbe più importante chiedere di “fare meglio”, ovvero di efficientare i Processi, diminuendo le “non conformità”, avvalendosi sempre di più di quel concetto di “manutenzione predittiva” che non è solo il controllo dei processi di produttivi, ma è un concetto aziendale che riguarda più livelli.

Industria 4.0 è un aiuto tecnologico per rendere la #manutenzione predittiva facile e accessibile a patto che si segua un percorso di gestione.

Total Productive Maintenance

Nel 1980 Seijki Nakajima, nel suo libro “Introduction to TPM”, parla di manutenzione predittiva come di uno degli step lungo il percorso sviluppato da Toyota per diffondere in fabbrica un “Processo” di eliminazione sistematica delle perdite (non conformità, garanzie, interventi riparatori, richiami, assicurazioni, ecc..) degli impianti basato su:

  • Creazione e manutenzione delle condizioni ideali di funzionamento degli impianti stessi
  • Prevenzione dei fenomeni di #guasto
  • Coinvolgimento totale di tutti i dipendenti ad ogni livello

A tal proposito ci sarebbe molto da dire e da leggere (www.techmec.it 101), ma la cosa importante è che spero possiate capire l’importanza del tempo da dedicare a questo concetto che ha un ritorno economico importante…

LA FIGURA DEL BUSINESS ANALYST E L’IMPORTANZA DEI PROCESSI

LA FIGURA DEL BUSINESS ANALYST E L’IMPORTANZA DEI PROCESSI

Nuove Tecnologie, nuovi approcci, nuove professionalita’

Tutto è conseguenza di quella trasformazione che sta caratterizzando la Struttura aziendale nella sua totalità: Hardware, Software, Management, Skills, Formazione, Professionalità, COMPETENZE.

Cosa vuol dire Business Analysis?

Lo scopo primario dell’analisi business è comprendere la realtà del funzionamento dell’azienda, e quindi, se questa è organizzata per processi, comprendere i processi e costruirne dei modelli, che possono essere usati anche per misurarne efficacia ed efficienza.

L’analisi business non si limita all’analisi della situazione esistente, spesso chiamata analisi dell’AS-IS, ma cerca di definire Obiettivi strategici coerenti con la Mission e la Vision dell’azienda. E questa sarà l’analisi del TO-BE..

A fine anni ’90 si diffonde il Business Process Management, la gestione dei processi che prevede di gestire l’azienda per processi, allineati agli obiettivi strategici e, intervenire, con un miglioramento continuo basato su interventi puntuali. All’interno di un’azienda esistono tanti processi, potenzialmente molto complessi. Una classificazione storica dei processi è quella della Piramide di Anthony (1965) che, essenzialmente, li suddivide tra:

  • processi strategici, in carico al top management
  • processi tattici, in carico al middle management
  • processi operativi, in carico ai reparti operativi e gestiti dai manager operativi.

Anche l’analisi di business può agire a livello strategico, tattico e operativo o soltanto in un sottoinsieme di essi, in funzione dello scopo per cui l’analisi viene intrapresa. Per esempio, l’obiettivo dell’analisi può essere la misurazione di efficienza dei processi operativi di una certa linea di produzione, oppure valutare l’impatto di una certa decisione strategica.

In sostanza il Business Analyst deve possedere competenze multidisciplinari, saper lavorare da solo o in gruppo e sapersi interfacciare con diverse persone in azienda, dai dirigenti agli operativi.

Non di rado, quando i decisori sono tanti e aventi punti di vista ed esigenze diverse, il Business Analyst deve fare da mediatore fra queste esigenze, aiutando a definire un obiettivo comune ed i requisiti che lo esprimono, assumendosi la responsabilità del cambiamento

 

Sitografia Process Mining: https://it.wikipedia.org/wiki/Process_mining European E-Competence Framework http://www.ecompetences.eu/wp-content/uploads/2014/02/European-e-Competence-Framework-3.0_IT.pdf
Industria 4.0 nel 2019

Industria 4.0 nel 2019

Industria 4.0: quanto ha inciso sulla economia reale?

Dopo la pausa per le festività natalizie e soprattutto dopo la discussione parlamentare circa le nuove politiche economiche e di sviluppo, tornano di moda i temi economici e ovviamente l’argomento che ha caratterizzato la scorsa stagione e che definirà le linee guida per tutto il 2019: Industria 4.0

Quasi tutti concordano nell’attribuire a questo concetto il fattore determinante che ha spinto e supportato il decollo dell’economia italiana post crisi. Tuttavia molti addetti ai lavori identificano l’Industria 4.0 con l’introduzione del provvedimento dell’Iperammortamento..

Va precisato che l’Industria 4.0 è una filosofia aziendale che dovrebbe portare l’impresa ad usufruire di incentivi per il rinnovamento di impianti e processi atti ad aumentare la competitività nazionale ed internazionale, agendo in quattro ambiti principali tra loro collegati: gli investimenti in innovazione, le competenze, le infrastrutture abilitanti e gli strumenti pubblici a supporto.

Le statistiche dicono che negli anni 2017/2018 gli strumenti maggiormente utilizzati sono stati: Super ammortamento, Iper ammortamento, Credito Imposta R&S, Nuova Sabatini, ecc.., mentre per quanto concerne la ripartizione territoriale sicuramente il Nord ovest e Nord est la fanno da padrona con il Super e Iper ammortamento mentre al Centro e al Sud si è usufruito di pochi fondi.. (soprattutto Nuova Sabatini). Oltre che sul bilanciamento territoriale tra Nord e Sud, nei prossimi anni, la vera partita si giocherà sugli investimenti in capitale umano. E’ ormai evidente che le professioni oggi più richieste dal mercato non esistevano fino a 10 anni fa mentre l’occupazione crescerà nei Paesi che hanno investito nelle competenze digitali. In Italia si parte da un background deficitario rispetto agli altri Paesi europei: Innanzitutto il numero di studenti iscritti agli Istituti Tecnici superiori è nettamente inferiore rispetto alla Germania per esempio. Per questo motivo, uno dei pilastri futuri del Piano I4.0 è l’incentivazione alla creazione, nel minor tempo possibile, di risorse che possono supportare al meglio lo sviluppo di nuove tecnologie all’interno delle aziende.

Una Fabbrica sempre più connessa, integrata, automatizzata e flessibile nei cicli produttivi ha bisogno di essere alimentata da sistemi energetici che siano altrettanto all’avanguardia, sostenibili e quindi efficienti dal punto di vista economico ed ambientale.

Sono tanti i temi legati al Piano Industria 4.0 e come abbiamo visto sono ancora di più le potenzialità e opportunità che ha e avrà l’Industria italiana. Non dimentichiamo che l’Italia resta un Paese a forte vocazione manifatturiera con possibilità (e necessità) di ricavarne benefici economici e creazione di valore

4.0 INDUSTRY

4.0 INDUSTRY

4.0 INDUSTRY

In quest’ultimo periodo ho notato come la trasformazione dei Processi in Azienda, nel periodo dell’Industria 4.0, venga vista e studiata solo da parte delle Aziende clienti che dovranno usufruire del “nuovo processo”, ma poco si parla dei Fornitori e delle loro competenze. Un’azienda che si innova e che si presta ad una trasformazione digitale, necessita di tre cose fondamentalmente:

  • Promuovere il cambiamento internamente (cosa per nulla facile) rivedendo l’organizzazione, una formazione costante e se necessario, un cambio di competenze
  • Valutare le Competenza da parte dei Fornitori che spesso si limitano ad alcune fasi del processo aziendale, partendo magari dalla produzione o dall’acquisizione dell’ordine, trascurando aspetti significativi e condizionanti l’iter a valle di tale processo (un mercato obiettivo ben scelto sulle reali capacità dell’azienda, una trattativa portata avanti da personale formato e motivato, una comunicazione efficace e mirata al giusto target, ecc).
  • Tutto quello che viene efficientato deve essere VENDUTO e quindi si ritorna poi alla necessità di rendere moderno e competitivo ogni reparto e ogni funzione aziendale.

Oggi, la pianificazione dei processi in Azienda, richiede, ad entrambi i Soggetti, la consapevolezza che quello che si va a proporre non è solo un “Prodotto” bensì un “Progetto” che tocca stakeolders e players interni ed esterni all’azienda. Parlare di prodotti e servizi in maniera separata non ha più molto senso in quanto si dovrebbe proporre (o si dovrebbe richiedere) soluzioni, spesso costituite proprio da prodotti e servizi in grado di soddisfare le esigenze e necessità di chi opera nel mercato.

Altra necessità, a mio modo di vedere, è quella di mettere al centro di tutto i dati, i loro sistemi di raccolta e di analisi al fine di comprendere, da fornitori e da clienti, le reali caratteristiche di ogni singola fase del processo così da assegnare anche un valore a quello che si chiede o si realizza…! Il dato avvalora o meno una Teoria, una Strategia, un Fornitore, un Manager e permette una Programmazione con una maggiore convinzione e consapevolezza che si sta collaborando con persone capaci e sul pezzo…!

La necessità, sia come Fornitore, sia come Azienda, di dotarsi di risorse con competenza trasversali (profilo sempre più a “T”), diventa la discriminante numero 1 di un’azienda di successo.

Nello scenario di Industria 4.0, i Fornitori non sono più solo dei consulenti esperti nella materia specifica, ma sono (o dovrebbero essere) dei veri Partner Tecnologici esperti di Processi con visione trasversale: sviluppo prodotto e assistenza ai clienti non possono prescindere dai vari step di industrializzazione, produzione, vendita e Comunicazione.

L’Industria 4.0 della Plastica

L’Industria 4.0 della Plastica

L’Industria 4.0 della Plastica

Spesso si investono migliaia di Euro in ricerche di mercato finalizzate a individuare nicchie di mercato nelle quali cercare nuovo business; oggi parleremo brevemente di uno di questi mercati nei quali la sfida e le prospettive sono importanti: parliamo di #Riciclaggio della #Plastica

Da molti anni se ne parla e da diversi anni si sta facendo già qualcosa ma i numeri dicono chiaramente che c’è una sproporzione tra le quantità di plastica immesse nel mercato (nelle diverse forme che conosciamo o ignoriamo) e quelle che vengono riutilizzate e immesse in un circuito di riciclaggio).

Corepla (Consorzio del Riciclaggio degli Imballi di Plastica) stima che ogni anno, solo in #Italia, sono immessi sul mercato circa 7 milioni di tonnellate di plastica e che solo 1 milione viene recuperato: di questo milione, due terzi rientrano nel circuito di produzione di nuova plastica, mentre la restante parte è usata per produrre energia. La strategia europea intende aprire una strada verso la plastica del futuro, ponendo le condizioni affinchè tutta l’industria di processo mondiale coinvolta nelle diverse filiere si spinga verso un nuovo modello che preveda, fin dalla progettazione e dalla produzione delle materie plastiche, la necessità di dover riutilizzare, riparare e riciclare i prodotti finiti.

Dal 2030 tutti gli #imballaggi immessi sul mercato dell’#Unione Europea e più della metà di tutti i rifiuti prodotti in #Europa dovranno poter essere riciclati. Per raggiungere questi obiettivi è necessario che siano integrati settori industriali che oggi non dialogano in maniera sistematica, come quello della chimica industriale, della logistica di recupero, dei processi di riciclaggio, di stampaggio dei prodotti e così via..!

Controllo di processo I4.0

Il controllo dei processi in grossi Impianti industriali, come quelli dei settori petrolchimico, petrolifero e gas, rappresenta una sfida per il modello #Industria 4.0 L’approccio per trasformare l’industria di processo in un modello #I4.0 si basa  su un lavoro sinergico tra i produttori degli impianti, le imprese che li utilizzano e quelle che ne supportano la messa in servizio. Molto si sta già facendo e un esempio arriva dalla enorme quantità di PET (la resina termoplastica adatta a contenere alimenti che noi tutti colleghiamo alle bottigliette di plastica…) che negli ultimi anni è stata raccolta e riciclata (nel solo 2014 circa 66 miliardi di bottiglie raccolte e riciclate..) ma molto è da farsi su tutto ciò che non è PET. La spinta alla R&S e all’ammodernamento dei processi richiesti e coadiuvati da un progetto I4.0, rappresentano sia una opportunità che una necessità.

Il progetto Demeto

Uno degli obiettivi perseguiti con #Horizon 2020 è lo sviluppo di tecnologie sostenibili, efficienti e a basse emissioni di carbonio nelle industrie di processo ad alta intensità energetica. Con diverse call sono stati finanziati progetti le cui proposte sono volte a dimostrare linee di produzione innovative, compatte e ad alte prestazioni e più economiche di quelle attualmente in uso. Inoltre, i progetti devono prevedere un time-to-market breve e la compatibilità delle linee con gli impianti esistenti.

Con il progetto #Demeto si sta predisponendo una linea di produzione basata sull’uso innovativo delle radiazioni a microonde che consente il riciclaggio del #PET rigenerando gli elementi compositivi dai quali è stato prodotto. Questo permetterà di avere una nuova fonte di materia prima per il mercato delle plastiche che si pone in diretta competizione con le attuali modalità di produzione e trattamento.

#I4.0 da opportunità alle aziende italiane di investire in ricerche e innovazione di processo nel settore del riciclaggio delle materie plastiche.

(rif: act operations research; progetto Demeto; European Commission (2018); A European strategy for plastic in a circular economy; GR3N; Petcore; Synesis)

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