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Crisi d’impresa e insolvenza. Via libera alla riforma

Crisi d’impresa e insolvenza. Via libera alla riforma

Con questo articolo non parlerò della sopracitata Riforma (lo lascio fare ai professionisti del settore) ma coglierò l’occasione per sottolineare l’importanza di un principio forse scontato ma di sicuro “buon senso”: Adoperarsi per Evitare, quanto più possibile, che una situazione di #crisi, ovvero di incapacità corrente di generare flussi di cassa necessari all’adempimento delle obbligazioni assunte o pianificate, si possa aggravare e diventare #crisi irreversibile, ovvero #insolvenza. E’ per questo che consiglio di appoggiarsi a Professionisti che abbiano la professionalità e sensibilità di riconoscere tempestivamente i sintomi della crisi presenti in Azienda (soprattutto le PMI  e le micro-imprese) . D’altronde, il senso stesso delle normative poste in essere negli ultimi anni in campo #fallimentare, tende a dare come indicazione e indirizzo, quello della #continuità anziché del #fallimento.

Tanto per enunciare, molto superficialmente, quali potrebbero essere gli indicatori da tenere sotto controllo in quanto “sintomatici” di significativi dubbi circa la solvibilità aziendale, basta rifarsi a quanto prevede il principio di Revisione internazionale n. 570 che individua questi indicatori in tre categorie principali:

  • Indicatori Finanziari
  • Indicatori Gestionali
  • Altri indicatori

Per competenze professionali, tendo a sottolineare l’importanza degli #Indicatori Gestionali in quanto espressione della necessità di Programmazione, Pianificazione e Controllo, oltre che di Marketing Strategico all’interno di ogni singola Azienda, anche di una PMI o Micro-Impresa.

Non aspettare che un Legislatore si adoperi affinchè si valorizzi il recupero e il rilancio di un’Azienda dopo aver rimosso l’insolvenza, sicuramente costerà di meno anticipare quella che secondo me è una necessità, ovvero dotarsi di professionalità strategiche in azienda anche quando si pensa che le cose vanno bene. Bisogna allungare i periodi di crescita e allontanare quelli di crisi (attraverso il #mercato, il #prodotto/servizio, la #gestione, ma in primo luogo, attraverso una mentalità aziendale volta al confronto e all’aiuto di Professionisti che sappiano dare il giusto contributo allontanamento di una situazione di crisi…).

L’IMPORTANZA DEI PROCESSI IN AZIENDA

L’IMPORTANZA DEI PROCESSI IN AZIENDA

L’IMPORTANZA DEI PROCESSI IN AZIENDA

Non è la prima volta che entro in un’Azienda e dopo qualche giorno di consulenza ho nuovamente la certezza che un’ottima idea imprenditoriale, un servizio innovativo e/o un prodotto non presente sul mercato, dei Manager preparati sulla loro materia e “gran lavoratori”  (tutti presupposti di una Azienda volta al successo), non siano condizioni sufficienti per garantire “prospettive di successo”…! Spesso si pensa di essere arrivati al successo nel momento in cui prende vita il prodotto, si ha la certezza che quel servizio funzionerà e soprattutto nelle #Start-up, si diventa schiavi di metriche di “vanità”, senza pensare che un’Azienda è fatta, tra le tante cose, di #PROCESSI e procedure che se non ben identificati, assegnati e sviluppati, freneranno il processo di sviluppo riducendo i margini e creando attriti interni e non conformità a livello esecutivo..

L’Azienda è un insieme di #Processi dai quali scaturiscono poi #Procedure dalle quali scaturiscono #Azioni dalle quali scaturiscono #successi o attriti.

Organigramma e Mansionario giocano un ruolo importante in quanto, nella fase di individuazione e divisione dei #Processi, sapere chi deve fare cosa è fondamentale:

  • Processi Decisionali (Manager di alto livello)
  • Processi Gestionali (Manager di medio livello)
  • Processi Operativi (Impiegati e forza lavoro).

Il #Flusso di un ordine attraversa l’Azienda a ogni livello e TUTTI ne hanno la responsabilità, l’onere e l’onore del successo/insuccesso.

Come diceva #Porter: Il #valore creato dipende dalla “catena” dei Processi aziendali…

Efficienza e Manutenzione Predittiva

Efficienza e Manutenzione Predittiva

Efficienza e #Manutenzione Predittiva

Molte Aziende, investono risorse (tempo, personale, liquidità, struttura, ecc..) nel cercare di incrementare i fatturati facendo poca attenzione alle REALI marginalità e alle inefficienze nel processo produttivo. A volte è meglio non “stressare” la Struttura chiedendo di più…, ma sarebbe più importante chiedere di “fare meglio”, ovvero di efficientare i Processi, diminuendo le “non conformità”, avvalendosi sempre di più di quel concetto di “manutenzione predittiva” che non è solo il controllo dei processi di produttivi, ma è un concetto aziendale che riguarda più livelli.

Industria 4.0 è un aiuto tecnologico per rendere la #manutenzione predittiva facile e accessibile a patto che si segua un percorso di gestione.

Total Productive Maintenance

Nel 1980 Seijki Nakajima, nel suo libro “Introduction to TPM”, parla di manutenzione predittiva come di uno degli step lungo il percorso sviluppato da Toyota per diffondere in fabbrica un “Processo” di eliminazione sistematica delle perdite (non conformità, garanzie, interventi riparatori, richiami, assicurazioni, ecc..) degli impianti basato su:

  • Creazione e manutenzione delle condizioni ideali di funzionamento degli impianti stessi
  • Prevenzione dei fenomeni di #guasto
  • Coinvolgimento totale di tutti i dipendenti ad ogni livello

A tal proposito ci sarebbe molto da dire e da leggere (www.techmec.it 101), ma la cosa importante è che spero possiate capire l’importanza del tempo da dedicare a questo concetto che ha un ritorno economico importante…

LA FIGURA DEL BUSINESS ANALYST E L’IMPORTANZA DEI PROCESSI

LA FIGURA DEL BUSINESS ANALYST E L’IMPORTANZA DEI PROCESSI

Nuove Tecnologie, nuovi approcci, nuove professionalita’

Tutto è conseguenza di quella trasformazione che sta caratterizzando la Struttura aziendale nella sua totalità: Hardware, Software, Management, Skills, Formazione, Professionalità, COMPETENZE.

Cosa vuol dire Business Analysis?

Lo scopo primario dell’analisi business è comprendere la realtà del funzionamento dell’azienda, e quindi, se questa è organizzata per processi, comprendere i processi e costruirne dei modelli, che possono essere usati anche per misurarne efficacia ed efficienza.

L’analisi business non si limita all’analisi della situazione esistente, spesso chiamata analisi dell’AS-IS, ma cerca di definire Obiettivi strategici coerenti con la Mission e la Vision dell’azienda. E questa sarà l’analisi del TO-BE..

A fine anni ’90 si diffonde il Business Process Management, la gestione dei processi che prevede di gestire l’azienda per processi, allineati agli obiettivi strategici e, intervenire, con un miglioramento continuo basato su interventi puntuali. All’interno di un’azienda esistono tanti processi, potenzialmente molto complessi. Una classificazione storica dei processi è quella della Piramide di Anthony (1965) che, essenzialmente, li suddivide tra:

  • processi strategici, in carico al top management
  • processi tattici, in carico al middle management
  • processi operativi, in carico ai reparti operativi e gestiti dai manager operativi.

Anche l’analisi di business può agire a livello strategico, tattico e operativo o soltanto in un sottoinsieme di essi, in funzione dello scopo per cui l’analisi viene intrapresa. Per esempio, l’obiettivo dell’analisi può essere la misurazione di efficienza dei processi operativi di una certa linea di produzione, oppure valutare l’impatto di una certa decisione strategica.

In sostanza il Business Analyst deve possedere competenze multidisciplinari, saper lavorare da solo o in gruppo e sapersi interfacciare con diverse persone in azienda, dai dirigenti agli operativi.

Non di rado, quando i decisori sono tanti e aventi punti di vista ed esigenze diverse, il Business Analyst deve fare da mediatore fra queste esigenze, aiutando a definire un obiettivo comune ed i requisiti che lo esprimono, assumendosi la responsabilità del cambiamento

 

Sitografia Process Mining: https://it.wikipedia.org/wiki/Process_mining European E-Competence Framework http://www.ecompetences.eu/wp-content/uploads/2014/02/European-e-Competence-Framework-3.0_IT.pdf
Industria 4.0 nel 2019

Industria 4.0 nel 2019

Industria 4.0: quanto ha inciso sulla economia reale?

Dopo la pausa per le festività natalizie e soprattutto dopo la discussione parlamentare circa le nuove politiche economiche e di sviluppo, tornano di moda i temi economici e ovviamente l’argomento che ha caratterizzato la scorsa stagione e che definirà le linee guida per tutto il 2019: Industria 4.0

Quasi tutti concordano nell’attribuire a questo concetto il fattore determinante che ha spinto e supportato il decollo dell’economia italiana post crisi. Tuttavia molti addetti ai lavori identificano l’Industria 4.0 con l’introduzione del provvedimento dell’Iperammortamento..

Va precisato che l’Industria 4.0 è una filosofia aziendale che dovrebbe portare l’impresa ad usufruire di incentivi per il rinnovamento di impianti e processi atti ad aumentare la competitività nazionale ed internazionale, agendo in quattro ambiti principali tra loro collegati: gli investimenti in innovazione, le competenze, le infrastrutture abilitanti e gli strumenti pubblici a supporto.

Le statistiche dicono che negli anni 2017/2018 gli strumenti maggiormente utilizzati sono stati: Super ammortamento, Iper ammortamento, Credito Imposta R&S, Nuova Sabatini, ecc.., mentre per quanto concerne la ripartizione territoriale sicuramente il Nord ovest e Nord est la fanno da padrona con il Super e Iper ammortamento mentre al Centro e al Sud si è usufruito di pochi fondi.. (soprattutto Nuova Sabatini). Oltre che sul bilanciamento territoriale tra Nord e Sud, nei prossimi anni, la vera partita si giocherà sugli investimenti in capitale umano. E’ ormai evidente che le professioni oggi più richieste dal mercato non esistevano fino a 10 anni fa mentre l’occupazione crescerà nei Paesi che hanno investito nelle competenze digitali. In Italia si parte da un background deficitario rispetto agli altri Paesi europei: Innanzitutto il numero di studenti iscritti agli Istituti Tecnici superiori è nettamente inferiore rispetto alla Germania per esempio. Per questo motivo, uno dei pilastri futuri del Piano I4.0 è l’incentivazione alla creazione, nel minor tempo possibile, di risorse che possono supportare al meglio lo sviluppo di nuove tecnologie all’interno delle aziende.

Una Fabbrica sempre più connessa, integrata, automatizzata e flessibile nei cicli produttivi ha bisogno di essere alimentata da sistemi energetici che siano altrettanto all’avanguardia, sostenibili e quindi efficienti dal punto di vista economico ed ambientale.

Sono tanti i temi legati al Piano Industria 4.0 e come abbiamo visto sono ancora di più le potenzialità e opportunità che ha e avrà l’Industria italiana. Non dimentichiamo che l’Italia resta un Paese a forte vocazione manifatturiera con possibilità (e necessità) di ricavarne benefici economici e creazione di valore

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