Seleziona una pagina
Dal prodotto al servizio, la vera scommessa IoT

Dal prodotto al servizio, la vera scommessa IoT

Dal prodotto al servizio, la vera scommessa IoT

La digitalizzazione, l’IoT e una nuova classe Manageriale, stanno cambiando il modello di business delle aziende: trasferire l’attenzione dalla vendita del prodotto alla “servitizzazione”, dove l’orientamento è su un canone piuttosto che sui criteri della vendita tradizionale, potrebbe essere la linea guida delle azioni e delle Strategie aziendali nei prossimi mesi.

Le nuove tecnologie stanno creando approcci e reazioni differenti negli addetti ai lavori a seconda di chi è impaziente di adottare nuovi strumenti e nuova tecnologia, piuttosto di chi aspetta la fine del percorso per adattarsi piuttosto ancora di chi preferisce contribuire allo sviluppo e all’implementazione seguendo i vari step e dando consigli sull’eventuale sviluppo…

Purtroppo, a detta di molti “addetti ai lavori”, le cose non sono andate come ci si aspettava e la soluzione potrebbe essere quella di non limitarsi a dare nuovi strumenti alle Aziende, che hanno l’indubbio vantaggio di migliorare le procedure, ma di far capire come queste tecnologie possono tradursi subito in VALORE.

Nelle aziende manifatturiere e produttive in generale, la “digitalizzazione” deve avere un impatto immediato sul business, altrimenti ci si ritrova con grandi volumi di dati destinati ad essere confinati all’interno di un database e a non essere utilizzati per le loro innumerevoli potenzialità..

La vera trasformazione digitale non parte dagli uffici IT, ma da un lavoro di gruppo dell’intera Azienda, con la definizione di Obiettivi chiari, ritorni quantificabili e interventi programmati sui ritorni e, non viceversa…!

Digitalizzare una procedura o rendere connesso un oggetto di uso comune (macchinario, utensile, ecc..) è ormai la regola, trasformare questo in valore per l’intera azienda è la sfida del prossimo futuro!

(S.B.)

PMI penalizzate dall’inerzia digitale

PMI penalizzate dall’inerzia digitale

Provo a dare un seguito alla news di ieri circa lo stato dell’arte su Industria 4.0…Il manifatturiero italiano fatica a cogliere le opportunità dell’Industria 4.0: perdura un certo immobilismo e manca una visione a lungo termine

Nonostante il buon esito di molti progetti di “innovazione intelligente”, lo scenario si presenta ancora parecchio disomogeneo ma con la chiara indicazione che sono le PMI a mostrare maggiore propensione al cambiamento. Il principale fattore frenante sembra essere l’inerzia psicologica, penalizzata maggiormente dalla scarsa conoscenza del potenziale offerto dalla digitalizzazione, sempre e soprattutto nelle PMI. Di fronte a stimoli al cambiamento, la tendenza di molti Imprenditori è quella di mantenere inalterato lo status quo, rimandando azioni migliorative a un futuro mai prossimo…

L’errore di fondo è pensare che l’innovazione promossa da Industria 4.0 non sia altro che una delle diverse forme di “incentivi all’ammodernamento…”. Invece la finalità degli interventi di Industria 4.0 è si promuovere l’adozione di nuove tecnologie, ma per affrontare un percorso di trasformazione digitale che consenta alle Aziende di reggere la concorrenza e di incrementare la competitività mediante la digitalizzazione dei processi produttivi e l’adozione di nuovi modelli di business                       (M.D.M)

PMI IN RITARDO TECNOLOGICO: 4.0 allo stato attuale

PMI IN RITARDO TECNOLOGICO: 4.0 allo stato attuale

PMI in ritardo tecnologico

Sono stati pubblicati dal MISE i risultati dell’indagine MISE-Met “Imprese e Tecnologie 4.0” su un campione di 23.700 imprese di tutte le dimensioni (incluse quelle con meno di 10 dipendenti) e di tutte le regioni d’Italia. A leggerli bene, questi risultati, non sembra che la trasformazione digitale e la conversione alla 4.0 stiano di fatto travolgendo il tessuto imprenditoriale del nostro Paese. Anzi, solo 8,4% delle imprese manifatturiere italiane utilizza almeno una tecnologia 4.0 A queste si aggiunge un ulteriore 4,7% di imprese che ha in programma, nel prossimo triennio, investimenti specifici. Le imprese “tradizionali”, cioè quelle che abitualmente non utilizzano tecnologie 4.0, né hanno in programma interventi futuri, rappresentano ancora, purtroppo, la maggioranza della popolazione industriale (86,9%).

La propensione verso queste nuove tecnologie aumenta con il crescere del numero di addetti (già al di sopra dei 10 addetti le imprese 4.0 rappresentano il 18,4% del totale delle piccole imprese, tra i 50 e i 249 addetti si raggiunge il 35,5%, sino al 47,1% delle imprese con almeno 250 dipendenti.

Le tecnologie più diffuse

Poco meno della metà delle imprese 4.0 utilizza solo le tecnologie di gestione dei dati acquisiti lungo la catena produttiva, mentre il 36% è attivo sia nelle tecnologie relative al processo produttivo in senso stretto (incluse progettazione e simulazione) sia nella gestione dei dati e, il 16% delle imprese 4.0 utilizza esclusivamente le tecnologie produttive senza quelle relative ai dati. In termini di orientamento tecnologico, nell’indagine emerge come la cybersecurity, l’integrazione orizzontale delle informazioni e IoT rappresentino l’ambito più diffuso per gli investimenti aziendali.

Gli obiettivi dichiarati

Con l’utilizzo di strumenti e tecnologia 4.0, gli Imprenditori si sono dati una serie di obiettivi: primo è l’incremento della competitività ottenibile dalla maggiore efficienza produttiva (ottimizzazione dei costi, riduzione degli errori, maggiore flessibilità alle variazioni della domanda). I vantaggi si allargano, tuttavia, anche a fattori non di mero costo, verso economie di varietà e di personalizzazione dei prodotti e di introduzione in nuovi mercati (Obiettivo trasversale è comunque la volontà e necessità di aumentare la qualità dei prodotti e la riduzione degli errori.

Competenze: i manager 4.0 sono più giovani

Alla maggiore dimensione delle imprese 4.0 si associa la presenza di un management mediamente più giovane e qualificato

Settori Verticali: il Made in Italy è il meno recettivo

La maggiore propensione all’utilizzo delle tecnologie 4.0 è presente nel comparto delle macchine elettriche e delle apparecchiature elettroniche; seguono il comparto della fabbricazione di mezzi di trasporto, il settore della chimica e della plastica mentre il fenomeno 4.0 si riduce sensibilmente del tipico “ Made in Italy”: legno-mobili, filiera dell’agroalimentare e dell’abbigliamento

Il ruolo delle politiche pubbliche

L’indagine Mise-Met evidenzia anche come, nel processo di trasformazione 4.0 sinora avvenuto, il ruolo delle politiche pubbliche sia stato incisivo: il 56,9% delle imprese 4.0 ha utilizzato almeno una misura di sostegno pubblico. Le imprese hanno utilizzato in larga prevalenza il super ammortamento e l’iper ammortamento (36,8%), a seguire il credito d’imposta per le spese di R&S (17,0%) la Nuova Sabatini (19,8%) e i fondi di garanzia (11.3%).

C’è ancora molto da fare….!

(Di Alice A. Lamiera)

FORMAZIONE INDUSTRIA 4.0

FORMAZIONE INDUSTRIA 4.0

FORMAZIONE I4.0, ma il tempo stringe…

Piano Nazionale Industria 4.0, è partita la fase della “formazione”… Lo scorso 22 giugno è stato pubblicato in #Gazzetta Ufficiale (n. 143) il decreto interministeriale 4-5-2018 che dà attuazione a quanto previsto dalla legge di bilancio per il 2018 (205/17) ai commi 45-46: un bonus in forma di incentivo fiscale destinato alle Imprese che intendono investire nella formazione dei propri dipendenti in un’ottica di Industria 4.0

Nel Decreto vengono specificati soggetti destinatari, spese e attività ammissibili, modalità e misure del credito d’imposta. Fra le attività ammissibili: #Prototipazione rapida, #Sistemi di visualizzazione, #Robotica avanzata e Collaborativa, #Interfaccia uomo macchina, #Manifattura additiva, #Stampa 3D, #IoT e delle macchine, #Integrazione digitale dei processi. Il credito spetta in misura pari al 40% delle spese ammissibili sostenute nel periodo di imposta agevolabile e nel limite massimo di 300.000,00 € per ciascun beneficiario.

Va detto che il #bonus per il quale sono disponibili 250 mln, è attivo in via sperimentale solo per l’anno in corso. Restano dunque pochi mesi per usufruirne.

Strategia Oceano Blu e Industria 4.0

Strategia Oceano Blu e Industria 4.0

Partendo dalla famosa teoria “Oceano Blue” che afferma che le Aziende devono concentrare una parte dei loro sforzi per cercare nuove nicchie di mercato piuttosto che persistere in strategie che la porteranno a farsi “mangiare dagli squali” del mercato nel quale opera da tempo, cerchiamo di contestualizzare tale teoria al giorno d’oggi, osando in una constatazione: dato che non è sempre possibile o semplice ritagliarsi o trovare nicchie di mercato poco “frequentate”, potrebbe essere il caso di sfruttare le nuove tecnologie per sopravvivere e distinguersi negli “oceani” nei quali si opera da sempre…!

A conferma di questo pensiero strategico, viene un rapporto della società di consulenza Mckinsey, il quale afferma che le nuove tecnologie digitali avranno un impatto sostanziale nell’ambito di quattro categorie di sviluppo: la PRIMA, riguarda l’utilizzo dei dati, la potenza di calcolo e la connettività, comprendendo, per esempio, i #Big Data, #IoT e la nuova forma di comunicazione m2m (machine to machine).

La SECONDA è quella dei “sistemi di analisi” che permettono di ricavare valore, ossia informazioni, dai dati raccolti.

La TERZA riguarda l’interfaccia tra uomo e macchina richiedendo interfacce più intuitive e #Realtà aumentata.

INFINE c’è tutto il settore che si occupa del passaggio dal digitale al reale, grazie alla manifattura additiva, la robotica, la stampa 3D e tutto ciò che va nella direzione della ottimizzazione dei consumi.

Per crearsi un OCEANO BLUE, potrebbe bastare passare da 1% di reale utilizzo dei dati raccolti, ad una percentuale ben più alta per ottenere vantaggi dal “machine learning”, cioè dalle macchine che imparano dai dati via via raccolti e analizzati

Pagina 2 di 3123
Google Translate