da Luca Biscione | Nov 20, 2025 | Uncategorized
A proposito di “consulenza”:
Nel mondo dell’industria è facile pensare che innovare significhi solo “aggiornare” la linea produttiva o produrre di più ma spesso, quello che conta è dietro le quinte, tra dati, software, servizi e competenze manageriali, che trasformano un buon prodotto e una buona azienda, in Valore duraturo..!
Un prodotto di “qualità” viene dato quasi per scontato, al di là del prezzo, quindi la vera competizione si gioca sulla scelta dei giusti Obiettivi per i prossimi esercizi, nella scelta di hardware e software funzionali al miglioramento di Valore, alla analisi dei contesti internazionali e al tanto abusato concetto di servitizzazione.
Dato che siamo nel momento della definizione dei Budget per il prossimo anno, dato che è il momento della definizione delle Strategie e della pianificazione dei Risultati, penso che definire alcuni step sia molto importante per lavorare con metodo e con profitto.
Tutte le Aziende, più o meno digitalizzate, producono una enorme quantità di Informazioni (Dati) che spesso utilizzano poco, male e in maniera impropria quindi sarebbe il caso di fare ordine al fine di avere le giuste informazioni sulle proprie capacità (Produttive, di R&S, Finanziarie, Commerciali, di Processo…), soffermarsi sulla individuazione dei “giusti” Obiettivi, Pianificando quanto necessario per raggiungerli, definendo una calendarizzazione degli strumenti di analisi e controllo, sarebbe un primo step, poi, bisognerebbe migliorare la propria infrastruttura Digitale, migliorare l’analisi dei mercati Esteri e di conseguenza migliorare la “Servitizzazione” che spesso fa la differenza tra due prodotti che vengono percepiti allo stesso modo in un posto qualsiasi del mondo.
E’ il momento di agire
da Luca Biscione | Nov 6, 2025 | Uncategorized
Management Consulting in Italia: Il mercato B2B si trasforma
Il nuovo Osservatorio Assoconsult 2024-2025 rivela dati sorprendenti sul settore della consulenza strategica alle imprese in Italia. Le imprese cercano meno “esecuzione” e più “visione strategica“.
Ecco cosa sta cambiando:
Numeri che parlano chiaro
Il mercato B2B della consulenza ha generato 5,3 miliardi di euro nel 2024 (+8,5%), con quasi 44.000 professional impiegati. Ma attenzione: dopo anni di crescita a doppia cifra (14% nel 2023), si prevede un rallentamento al 5,7% per il 2025-2026.
Le aziende private guidano il cambiamento
- 56% della consulenza acquistata da imprese con fatturato >500M
- Prodotti di consumo: settore in maggiore accelerazione (+11,7%)
- Servizi finanziari: ancora leader ma in rallentamento (27,5% del mercato)
- Energy & Utilities: crescita trainata dalle sfide energetiche (+74% dal 2019)
Le 4 specializzazioni che dominano il B2B
- IT Consulting (23,8%) – il digitale è ovunque
- Strategia (17,2%) – torna centrale dopo la fase operativa
- Risk & Compliance (15,2%) – in un mondo incerto, la gestione del rischio diventa prioritaria
- Operations (13,3%) – efficienza operativa sempre rilevante
Il cambio di paradigma nel 2025-2026
Mentre Operations, Risk e IT rallentano dopo anni di boom, Financial & Performance Management (+9,6% previsto) e Strategia (+7,4%) tornano protagoniste. Le imprese cercano meno “esecuzione” e più “visione strategica”.
La sfida del valore
Interessante: il pricing cresce solo dell’1,4% (praticamente inflazione), mentre la produttività per professional sale del 2,6%. La battaglia si gioca sulla capacità di generare valore, non sul prezzo.
Chi sta vincendo?
Le grandi società di consulenza dominano con il 72,6% del mercato e crescono più velocemente (+9,5% nel 2024). Le piccole-medie fanno più fatica (+5,4%) ma mantengono un forte presidio su PMI e settori specifici.
La domanda per il 2025: In un mercato che rallenta, come dovranno reinventarsi le società di consulenza per continuare a crescere? La risposta probabilmente sta nel passare da “problem solver” a “transformation partner” strategici.
Cosa ne pensate? La vostra esperienza con i consulenti riflette questi trend?
#ManagementConsulting #StrategiaAziendale #B2B #Consulenza #BusinessStrategy #Italia #Assoconsult
da Luca Biscione | Ott 30, 2025 | Uncategorized
Nella collaborazione tra Luca Biscione, temporary manager con esperienza nei settori della meccanica, dei servizi e delle tecnologie IT, e PMC Coach, si incontrano due prospettive complementari: quella della strategia e quella dell’operatività quotidiana.
Da questa unione è nato un approccio strutturato ma agile, capace di tradurre la pianificazione strategica in comportamenti concreti e risultati misurabili.
“Mi occupo di pianificazione strategica,” racconta Biscione, “cioè di tutto ciò che sta alla base della definizione dei piani d’impresa. Significa individuare obiettivi realistici, definire le azioni necessarie per raggiungerli e misurare i risultati con continuità. Con PMC Coach abbiamo sviluppato un modello che chiamiamo proprio obiettivi-azioni-risultati, pensato per aiutare l’imprenditore a tenere la rotta, anche nei momenti di maggiore complessità.”
Il suo metodo si fonda su una conoscenza diretta delle dinamiche aziendali.
“Sono una persona d’azienda,” sottolinea. “Entro negli uffici commerciali, partecipo ai meeting marketing, ascolto la produzione. Questo contatto quotidiano con i reparti mi consente di capire dove il processo si inceppa e come intervenire.
Le teorie e i modelli servono, ma se non trovano un punto di incontro con la realtà di chi tutti i giorni deve vendere, consegnare o produrre, rimangono lettera morta.”
Con PMC Coach, Biscione lavora per rendere il pensiero strategico più accessibile e operativo.
“Mi ha colpito molto la prospettiva con cui PMC Coach affronta la strategia. Mi ha aiutato a guardare le organizzazioni a 360 gradi, ad aprire gli orizzonti. Ho imparato a integrare il change management e lo sviluppo organizzativo con la logica del temporary management, che è più orientata alla performance e alla sostenibilità dei risultati nel medio periodo.
Insieme cerchiamo di trasformare l’analisi in azione, di non fermarci alla diagnosi ma di costruire percorsi di miglioramento che restino nel tempo.”
Il modello obiettivi-azioni-risultati nasce proprio con questa finalità: fornire una griglia di riferimento che permetta di governare la complessità senza appesantire i processi decisionali.
“Non serve un piano di cento pagine,” osserva Biscione. “Servono tre colonne chiare: dove vogliamo arrivare, cosa dobbiamo fare, come misuriamo se ci stiamo riuscendo. È un linguaggio semplice, ma estremamente efficace, perché mette in relazione la parte strategica con quella operativa.
Lavorando con PMC Coach abbiamo visto quanto sia utile anche nei contesti più tecnici, come nelle PMI del comparto meccanico, dove la pianificazione spesso si scontra con l’urgenza della produzione o delle commesse.”
La collaborazione si è concretizzata in diversi progetti, ma uno in particolare sintetizza bene la sinergia tra metodo e pragmatismo: quello con una startup milanese specializzata in data governance.
“È stata un’esperienza molto interessante,” racconta. “Parliamo di una realtà giovane, con grandi competenze tecnologiche ma con la necessità di strutturare un piano industriale.
Insieme a PMC Coach abbiamo iniziato con un’analisi preliminare delle persone che componevano il team, delle loro skill, delle loro attitudini. Abbiamo poi incrociato queste informazioni con le opportunità del mercato, individuando i segmenti a maggiore potenziale.
Da lì è nata una proposta di valore chiara, coerente con le capacità interne e con il posizionamento competitivo che l’azienda poteva sostenere.”
La sfida, spiega Biscione, era evitare che il valore individuato nella fase analitica si disperdesse durante l’implementazione.
“Nelle aziende succede spesso che, dal momento in cui si definisce una strategia al momento in cui la si mette in pratica, si perda qualcosa: visione, energia, coerenza. Noi abbiamo lavorato per mantenere intatto quel valore, costruendo un ponte tra l’analisi e l’azione.
PMC Coach ha portato la capacità di leggere le persone e i processi con metodo, io ho portato la parte più operativa, quella che traduce le linee strategiche in attività concrete: marketing, commerciale, sviluppo prodotto. È stato un lavoro di squadra, non un semplice affiancamento.”
Il tema della collaborazione ritorna spesso nel racconto di Biscione.
“Abbiamo trovato un obiettivo comune: trasferire alle imprese competenze che non possono avere al proprio interno. Le PMI, per loro natura, non dispongono di tutte le figure necessarie per analizzare e implementare una strategia completa.
Insieme riusciamo a colmare quel vuoto, fornendo strumenti pratici ma anche un metodo che resta. Quando usciamo da un’azienda, deve rimanere una cultura della pianificazione e del monitoraggio dei risultati.”
Oggi il ruolo del temporary manager, nella visione di Biscione, si sta evolvendo verso un profilo sempre più integrato nei processi aziendali.
“Non si va più in azienda per risolvere un singolo problema nel giro di tre mesi,” spiega. “Si lavora su orizzonti più ampi, in cui la performance è legata anche alla capacità di cambiare cultura.
Questo significa parlare di governance, di processi decisionali, di comunicazione interna. Le leve strategiche diventano la capacità di allineare tutti i livelli dell’organizzazione, dal management operativo alla proprietà.”
La sinergia tra l’approccio analitico di PMC Coach e quello pragmatico di Biscione permette di generare cambiamento in profondità.
“Abbiamo messo insieme due metodi molto complementari,” conclude. “PMC Coach porta lo studio, la ricerca, l’analisi delle dinamiche organizzative. Io porto la concretezza e la visione strategica d’impresa.
Entrambe le componenti sono indispensabili per costruire interventi che non si limitino a risolvere una criticità, ma producano evoluzione nel tempo.
Ogni azienda, grande o piccola, deve poter contare su una bussola strategica che la accompagni nel quotidiano. È questo il vero significato del nostro lavoro.”
da Luca Biscione | Ott 24, 2025 | Uncategorized
A proposito di politiche europee green dal “discutibile” beneficio: Sostenibilità ambientale Vs Sostenibilità sociale Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha pubblicato, sul proprio sito web, le istruzioni per la presentazione della documentazione relativa alla domanda per ottenere la qualifica di dichiarante CBAM autorizzato. La data di entrata in vigore del 1 gennaio 2026 è ormai prossima e molte aziende importatrici da Paesi extra CEE di prodotti quali cemento, prodotti siderurgici, alluminio, fertilizzanti, energia elettrica e idrogeno, dovranno rivedere le loro politiche di approvvigionamento, la catena della Suppyl Chain e sicuramente la proposta di Valore.
Per fortuna c’è stata una momentanea deroga circa le importazioni di merci CBAM fino a 50 tonnellate all’anno per importatore in quanto momentaneamente esentate dal nuovo meccanismo. Questo mira a semplificare il meccanismo e a ridurre gli oneri per le PMI. La fase transitoria del regolamento, iniziata il 1° ottobre 2023, si concluderà il 31 dicembre 2025, dopodiché l’obbligo di dichiarazione e acquisto di certificati diventerà pienamente effettivo per le imprese non esentate.
Facciamo un breve riepilogo di cos’è il regolamento CBAM:
Breve riepilogo sul CBAM: Con il Regolamento (UE) 2023/956 del Parlamento europeo e del Consiglio del 10 maggio 2023, pubblicato in Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea il 16 maggio 2023, è stata introdotta una nuova entrata fiscale destinata al bilancio dell’Unione europea basata sul così detto “meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere” denominato CBAM (“Carbon Border Adjustment Mechanism”). Tale Regolamento rappresenta un elemento essenziale del Green Deal europeo, in cui si colloca l’insieme di proposte “Fit for 55” che mirano a ridurre, entro il 2030, le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Il nuovo tributo ambientale è finalizzato a garantire che gli sforzi di riduzione delle emissioni di gas serra in ambito Ue non siano contrastati da un contestuale aumento delle emissioni al di fuori dei suoi confini per le merci prodotte nei Paesi extra UE che vengono importate nell’Unione europea. Il meccanismo CBAM comporta l’applicazione di un prezzo per le emissioni incorporate nei prodotti di alcune tipologie di industrie, paragonabile a quello sostenuto dai produttori unionali nell’ambito del vigente sistema di scambio delle quote di emissione (EU ETS).
CONTINUA…https://www.lb-consulting.info/2025/07/24/periremo-sotto-i-dazi-usa-o-sotto-quelli-interni-alla-cee-il-consulente-informa/
da Luca Biscione | Ott 5, 2025 | Uncategorized
Forecast, Budget e Business Plan: strumenti diversi per decisioni migliori
Al rientro dalla pausa estiva, molte aziende si trovano a fare i conti con gli obiettivi fissati l’anno precedente e con la necessità di pianificare il futuro. È questo il momento in cui entrano in gioco tre strumenti chiave: Forecast, Budget e Business Plan.
Spesso, però, il loro utilizzo non è bilanciato. Il Budget rimane lo strumento più diffuso, mentre il Forecast – ossia la proiezione previsionale fino a fine anno – viene trascurato. Eppure, come sottolinea anche l’Osservatorio di ANDAF (Associazione Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari), il forecast fornisce indicazioni fondamentali su trend e numeri, utili non solo a correggere la rotta durante l’anno ma anche a costruire un Budget realistico per l’anno successivo.
Il Business Plan, invece, assume un valore ancora più strategico: non solo serve per pianificare investimenti, operazioni di M&A o attrarre investitori, ma rappresenta un vero e proprio strumento di narrazione aziendale. È qui che la pianificazione strategica diventa protagonista, guidando l’impresa nella definizione di obiettivi sostenibili e misurabili. In questo senso, la logica del “Looking Forward” non è un semplice slogan: è la chiave per costruire solidità e credibilità verso partner finanziari e istituti di credito.
Uno studio pubblicato da McKinsey (2023) evidenzia come le aziende che adottano sistemi previsionali dinamici basati su forecast mensili o trimestrali abbiano fino al 30% di probabilità in più di attrarre capitali e ottenere condizioni di credito migliori rispetto a chi si limita a report statici. La capacità di integrare forecast aggiornati, budget flessibili e business plan coerenti diventa quindi un elemento competitivo.
Un altro dato interessante arriva dal CFO Survey della Banca Centrale Europea (2024), secondo cui oltre il 60% delle imprese che utilizzano forecast trimestrali ha registrato una maggiore resilienza alle oscillazioni di mercato rispetto a quelle che si affidano esclusivamente al budget annuale. Ciò dimostra che la previsione non è un esercizio burocratico, ma un vero strumento di gestione del rischio e di costruzione di vantaggio competitivo.
Un esempio concreto: un’azienda manifatturiera che deve affrontare l’incertezza del costo delle materie prime. Con un budget statico fissato dodici mesi prima, rischia di ritrovarsi impreparata a variazioni impreviste. Con un forecast aggiornato trimestralmente, invece, può adeguare margini, politiche di prezzo e scelte di approvvigionamento, anticipando le mosse della concorrenza.
In altre parole, se lo storico dei risultati ha ancora un suo peso, è sempre più la prospettiva futura a orientare decisioni di finanziamento, valutazioni di rischio e strategie di crescita. Il forecast consente di leggere il presente in chiave dinamica, il budget di tradurre questa lettura in obiettivi concreti, il business plan di raccontare la visione complessiva dell’impresa.
Nelle nostre precedenti riflessioni su Insights abbiamo sottolineato quanto la capacità di leggere il cambiamento sia determinante: dall’innovazione digitale all’uso dell’intelligenza artificiale nella consulenza, fino alle sfide poste dalla globalizzazione. Tutti questi elementi richiedono strumenti agili di programmazione e controllo.
L’approccio prospettico non è soltanto un esercizio tecnico: è una mentalità che permette di affrontare l’incertezza con consapevolezza, di rendere più robusta la governance e di costruire valore sostenibile nel tempo. – A cura di Luca Biscione
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